È bello vedere che le barriere, in musica almeno, si stanno disgregando sempre di più: i Blùmia – nati nel 2015 quasi per caso, da un'idea della cantante e sassofonista Azzurra Buccoliero e del polistrumentista Cristiano Meleo – sono la dimostrazione di ciò, infatti nel loro stile, convivono varie anime: in primis si trova una felice convivenza tra elettronica non banale e alt-rock: un connubio in grado di fare la differenza.

"Wild type" è un album molto curioso: sono dieci episodi velatamente ispirati alle favole di H.C. Andersen che in realtà rappresentano puntualmente uno spaccato di personalità diverse piuttosto comuni oggigiorno.

Tra le righe c'è persino un po' di riuscita ironia non dichiarata, difatti un titolo come "Adolf Hipster", opening theme dell'album e primo singolo estratto, non lascia dubbi a riguardo, sebbene l'argomento sia effettivamnte serissimo. Si tratta di un pezzo incentrato sulla nuova, brutta ondata di razzismo che sta attraversando non solo l’Italia ma il mondo intero, in questo periodo storico. Il brano ha delle suggestioni dark che si sposano a ritmi semi-ballabili: un funk ultramoderno proiettato verso il futuro.

Si prosegue il viaggio con "Nature's lights", un brano in cui è la terra stessa a denunciare le cattiverie che vengono rivolte verso di essa. La voce energica di Azzurra è in evidenza, sopra ad una ritmica a cui è impossibile resistere: è un brano che racchiude in sé vari stili, diversi ma complementari (potremmo definirlo electro-soul!).

"Life's Trains" è uno dei miei preferiti del disco, ma non solo per la veste estremamente accattivante. È pop originale, scoppiettante e senza esagerazioni: tutto è al posto giusto; lo è la melodia, il ritmo, i riff chitarristici che ti entrano in testa... il testo è invece un vero e proprio inno ad una presa di coscienza interiore.

"Salvati" è il primo brano in italiano, un electro-rock deciso e ricco di sfumature, forte di un sax ben partecipe. È una canzone di denuncia che punta il riflettore su quei padri che rinnegano la famiglia per andare chissà dove, mettendo in difficoltà chi resta.

"Unconscious world" è un'altra traccia di soul moderno, tanto al passo coi tempi da essere una critica alla società consumistica che si basa (forse inconsapevolmente) esclusivamente sulla superficialità.

"Horror dream" è il secondo brano cantato in italiano ed è un secco "no" alle droghe, alla vuotezza e alla distruzione mentale che esse portano: anche qui l'attitudine soul è molto evidente: è un pezzo notturno, avvolgente e lievemente più pacato dei precedenti ma altrettanto riuscito e "centrato". Il ritornello impenna la dinamica grazie alla sua vivace aura.

"La sicurezza dell'amore" è il terzo brano in italiano ed è un componimento molto scorrevole, adornato da un bellissimo arpeggio chitarristico. "Scendo giù dalla mia anima che adesso ha paura" canta Azzurra ed è (in)credibile nella sua introspezione. Un'altra canzone bellissima, anche questa tra i momenti migliori del disco.

"My street" è un'opera dal sapore pop, molto orecchiabile e leggera, interessante dacché si sostanzia come resoconto di una giornata negativa tramutata poi in un pezzo speciale.

Chiudono il disco altri due brani in italiano: "Lupo della steppa", una rock ballad canonica, dal sapore sempre introspettivo, illuminata da chitarre ambient nell'introduzione, e "Il sangue di Lola", un'ulteriore ballata dal sapore acustico e dalla melodia commovente, vacillante fra introspezione e ferma determinazione.

Una bella sorpresa questo disco: originale connubio tra sonorità diverse ma che si incastrano consapevolmente tra loro. Ascoltare questo album è come osservare un dipinto evocativo, in cui si può scorgere ogni volta qualcosa di diverso a cui non si era fatto caso prima – e questo aggiunge valore, ovviamente.

Blùmia, una band da scoprire: non solo la loro musica è valida, ma lo è anche il loro messaggio, positivo e non scontato – qualità rara in questi tempi di cupo nichilismo!

Francesco Lenzi