Per il sottoscritto, la scena Doom/Stoner/Sludge è tra le più interessanti non solo in ambito metal, ma in tutto il panorama rock perché seppur non sempre sotto i grandi “riflettori dello show biz” – anzi, molto spesso fieramente underground – si tratta forse dell’unica realtà attualmente in grado di portare in alto la bandiera di un certo tipo di musica, partendo da radici lontane ma sviluppandosi in inedite e talvolta rivoluzionarie soluzioni sonore ed in un’epoca di appiattimento musicale e sociale, ciò non va sottovalutato.

Quando la musica è la tua passione e non è solamente un "mestiere" come tanti, è chiaro che essa ritorni a galla continuamente, anche a distanza di tempo: anche se si è costretti a fare altro per vivere; anche se la tua band si è sciolta; perfino se hai avuto momenti di lunghe pause.

Quando sembra che tutto sia perduto in ambito musicale, ecco che improvvisamente ti imbatti in quella novità che ti scuote dentro e ti fa riacquistare fiducia nella musica e nella vita stessa. È quello che mi è successo ascoltando il lavoro di questa band caratteristica, dal curioso nome "Di Noi Stessi e Altri Mondi": un gruppo per cui il termine “alternativo” vale ancora qualcosa e non è usato certamente a caso.

È bello vedere che le barriere, in musica almeno, si stanno disgregando sempre di più: i Blùmia – nati nel 2015 quasi per caso, da un'idea della cantante e sassofonista Azzurra Buccoliero e del polistrumentista Cristiano Meleo – sono la dimostrazione di ciò, infatti nel loro stile, convivono varie anime: in primis si trova una felice convivenza tra elettronica non banale e alt-rock: un connubio in grado di fare la differenza.

Ci sono degli artisti che sono talmente "trasparenti" e "reali" da spolverare ciò in ogni atto che compiono e... forse è proprio questo il loro bello.