Caccia al morto” è il primo romanzo di Luca Colombo, pubblicato da Graphofeel negli ultimi mesi del 2016.


Quando ho deciso di comprare una copia del succitato romanzo mi sono fatta un’idea, come chiunque si farebbe quando acquista un libro, su quello che avrei potuto incontrare leggendolo. Sulla quarta di copertina, come in qualsiasi sito internet si vada a ricercare informazioni, si trova la citazione a una conversazione che avviene all’interno della narrazione: “Il Giorno dei Morti organizzeremo una bella caccia al morto, con indizi disseminati per tutto il cimitero. Scateneremo un’adorabile euforia”.

 

Letto questo e il titolo, ho deciso di farmi tale regalo convinta di ritrovarmi fra le mani un romanzo che fa l’occhiolino al tipico humour inglese e incentrato appunto sul gioco riportato che invece, è citato una sola volta nella frase ripresa per la descrizione e la promozione del libro, in un elenco di varie idee pubblicitarie a pagina 107 (in totale sono 161): il romanzo si è rivelato essere completamente diverso da come viene presentato e questo solo perché in realtà non vi è una trama da descrivere.

 

La narrazione inizia portandoci nella mente del protagonista, il quale sta pensando ad un colloquio di lavoro che lo preoccupa non poco: Filippo vorrebbe fare lo scrittore e nell’attesa decide di mandare il suo curriculum a un’impresa funebre del suo paese, in quanto stanno cercando personale. Viene richiamato e una volta raggiunto il luogo si ritrova faccia a faccia col il figlio del proprietario, Claudio, un uomo “forse” un po’ troppo preso dalla sua attività e che vorrebbe rinnovare l’impresa di famiglia trovando originali trovate per pubblicizzare “il grande spettacolo che è il funerale”.

 

Il romanzo prosegue poi con una serie di idee bizzarre che fanno di sicuro sorridere, creando a volte una sorta di atmosfera irreale. Considero molto interessante e valida l’idea di fondo, cioè scrivere un libro che pur parlando di funerali fosse divertente (senza mancare di rispetto!), ma essa per come è stata sviluppata ha portato alla produzione di un romanzo che sembra privato della sostanza e lasciato solo con alcuni abbellimenti secondari che non hanno uno scopo ai fini della trama (che quindi non c’è).

 

Lo stile è quello che ho ritrovato in molti neo-scrittori di oggi, caratterizzato da un linguaggio colloquiale come se si parlasse con un amico al bar che risulta comunque una scelta stilistica e in quanto tale la apprezzo: ho già scritto una recensione relativa a un libro simile e può essere considerata una decisione coerente con la narrazione che si vuole portare avanti.

 

 

In conclusione penso che le idee all’autore di sicuro non manchino e questo si può constatare leggendo “Caccia al morto”, ma invece che elencarle sarebbe forse più utile, ai fini della scrittura di un romanzo, elaborare meglio ciascuna di esse. Nonostante tutto, se presa come una raccolta di sketch e battute, si è rivelata essere sicuramente una lettura leggera e divertente.

 

Alice Caperdoni